La crisi del miele degli ultimi 10 anni

La crisi del miele degli ultimi 10 anni

apicoltura e miele

Il 2024 tra scarsi raccolti e condizioni meteo avverse.

Nell’ultimo comunicato di UNAAPI e AAPI, inviato al Ministero dell’Agricoltura con oggetto “Stato di crisi del mercato del miele” si ricorda che le medie produttive ad alveare sono in calo da circa dieci anni per effetto di molteplici cause fra le quali carenza di risorse nettarifere dovuta al cambiamento climatico, collasso dell’equilibrio fra gli habitat coltivati e naturali, diffusione di nuovi e invasivi predatori e parassiti delle api, impatto dei modelli di produzione agricola intensiva sugli impollinatori.

Le azienda apistiche italiane che allevano le api per fini commerciali sono 19.000 e detengono il 75% del patrimonio apistico totale composto da 1,6 milioni di alveari.
La sostenibilità economica delle aziende agricole è stata fortemente compromessa dall’aumento esponenziale dei costi (carburante, alimentazione di soccorso, energia) in media stimabile nell’ordine del 35% in più rispetto al 2020.
La stagione 2024 appena trascorsa si è rivelata inaspettatamente improduttiva confermando i dati nazionali. Nel basso Salento le famiglie hanno sofferto a causa della mancanza di nettare e le condizioni metereologiche avverse (vento e piogge) hanno portato ad una produzione in miele al di sotto delle medie nazionale.

A partire da Marzo le famiglie non sono salite a melario anche a causa dello spopolamento (dovuto all’avvelenamento prodotto anche dai trattamenti con pesticidi) e quando lo hanno fatto eravamo ormai a stagione inoltrata. Avendo perso tutte le prime fioriture con le famiglie pressocchè ferme e affamate non abbiamo avuto modo di produrre neppure nella seconda parte della stagione con le fioriture del rovo e dell’eucalipto arrivando a Luglio con famiglie piccole e senza scorte. A settembre, le piogge degli ultimi giorni stanno facendo ben sperare nelle fioriture autunnali.

Noi ormai stiamo lavorando all’invernamento delle famiglie che con le temperature più basse ma soprattutto con l’accorciarsi delle giornate si stanno preparando al “letargo” dei mesi più freddi. Ormai abbiamo la consapevolezza che non ci resta che sperare in un 2025 più clemente.

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